Le nuove frontiere del Design a servizio dell’uomo
By Giulia Maria Marchetti
Molto spesso si pensa al Design come ad una disciplina meramente estetica, ma dietro questa materia si nascondono delle potenzialità enormi. Ne sono un esempio i progetti di tesi triennale di Sofia Bonomi e Vittoria Battaiola. Poco tempo fa, le due ex-studentesse della Facoltà di Design e Arti di unibz hanno avuto l’opportunità di presentare la rilevanza e l’attualità dei loro lavori al World Usability Day, un evento co-organizzato da unibz al NOI Techpark per discutere temi centrali come l’usabilità, la sostenibilità e l’inclusività, con l’obiettivo di migliorare la vita delle persone attraverso il design e l’innovazione. Entrambi i loro progetti di tesi nascono da sensibilità personali che le due studentesse hanno saputo sapientemente sfruttare per migliorare i servizi offerti alla comunità nei rispettivi ambiti.
Il lavoro di Sofia Bonomi ha portato allo sviluppo del prototipo di una app mobile per persone con intolleranza all’istamina, di cui lei stessa soffre. Questa patologia è molto comune: si stima che colpisca dall’1 al 3% della popolazione mondiale, ma a molte persone la patologia non viene diagnosticata a causa non solo dell’ampio spettro di sintomi che la caratterizzano, ma anche del metodo di diagnosi, che avviene per via eliminatoria, escludendo tramite diversi test altre patologie. Nelle persone affette da intolleranza all’istamina si verifica una riduzione dell’attività dell’enzima diamianossidasi (DAO), che causa un disequilibrio tra accumulo e degradazione di istamina all’interno dell’organismo. L’assunzione di cibi ricchi di istamina in soggetti intolleranti porta all’insorgenza di sintomi che vanno dal mal di testa fino ad asma e disturbi gastrointestinali. Oltre ai sintomi, la mancanza di strumenti e test specifici per ricevere una diagnosi rendono questa patologia particolarmente debilitante e difficile da gestire per i pazienti.
Durante la sua tesi triennale Sofia, in collaborazione con il biologo nutrizionista Davide Iozzi, ha sviluppato un prototipo interattivo di un’applicazione che permettesse una migliore gestione della patologia, sia dal punto di vista pratico che emotivo. La app HistaMine contiene due sezioni che permettono al paziente di avere informazioni sulla patologia e di essere in contatto con il proprio medico curante. La prima sezione, dedicata ai pazienti, contiene informazioni sulla patologia e permette loro di tracciare i sintomi e ricevere un piano alimentare adatto e consigli importanti su come gestire la patologia. La seconda sezione è dedicata ai medici, che possono consultarla per vedere lo storico di ciascun paziente, interagirvi e avere sotto controllo le visite. Il prototipo è stato molto apprezzato da pazienti con varie intolleranze, che hanno sottolineato il bisogno di uno strumento informativo e di supporto come questo per pazienti con intolleranze, anche diverse da quella all’istamina.
Vittoria Battaiola, invece, si è concentrata su una sua paura personale, quella degli ospedali, e si è domandata se il design potesse aiutarla a migliorare l’esperienza dei pazienti all’interno degli ospedali. Vittoria ha sviluppato il suo progetto “Healthcare Odyssey” in collaborazione con il Pronto Soccorso dell’Ospedale Santa Chiara di Trento concentrandosi sui pazienti accettati con codice inferiore al giallo, poiché i pazienti con codici giallo e rosso si trovano in una situazione critica e seguono un iter diverso dagli altri. Vittoria è partita da alcune interviste al personale sanitario del reparto e a pazienti nosocomefobici, ovvero quelli con paura degli ospedali e dei ricoveri, grazie alle quali ha potuto identificare i punti critici del processo, i cosiddetti “pain points”. È risultata problematica la logistica attorno a due momenti, in particolare l’attesa per la prima visita e quella per ottenere il responso degli esami e della diagnosi, durante le quali i pazienti non hanno accesso ad informazione alcuna. Vittoria si è quindi impegnata a sviluppare un nuovo servizio che trasformasse i “pain points” in “touch points”, ovvero dei punti di contatto con il personale sanitario. L’esperienza proposta da Vittoria si compone di una parte fisica, grazie alla presenza di poster e brochure all’accettazione e nella sala di attesa con le informazioni sul percorso e le tempistiche di ciascuna fase, e di una parte digitale, un sito con tutte le informazioni per i pazienti. Il sito, al quale si accede tramite un codice QR sul braccialetto dato all’accettazione, contiene diverse sezioni, tra cui “Il mio percorso” e “Il mio turno”, con informazioni su iter e tempistiche, e la sezione “Ho paura, Aiuto”, dove i pazienti possono trovare informazioni sulla nosocomofobia e su come comunicare la loro ansia al personale sanitario, ma anche tecniche di gestione del panico, per permettere loro di vivere al meglio la loro esperienza all’interno dell’ospedale.
Il lavoro di queste due studentesse, impegnate ora in tirocini e studi all’estero, mostra come il design possa aiutare a risolvere problemi importanti rispondendo a necessità precise. Un design che nasce dalle richieste e dalle esperienze delle persone e permette di migliorarle, offrendo servizi innovativi e puntuali: sapendo ascoltare si possono trovare soluzioni a problemi che non si pensava nemmeno esistessero.
Persone nell’articolo: Sofia Bonomi