Progetto di ricerca costruirà il primo database di suoni del dialetto tirolese
By Arturo Zilli

“Nuove prospettive sulla dinamica dei dittonghi in tirolese e in sardo”. Si intitola così il progetto coordinato dal linguista Alessandro Vietti, professore della Facoltà di Scienze della Formazione, e dalla collega di Monaco, la fonetista Marianne Pouplier (dell’IPS, Institut für Phonetik und Sprachverarbeitung della LMU). Il progetto, frutto della collaborazione tra la Libera Università di Bolzano e la LMU di Monaco, ha ottenuto un finanziamento di mezzo milione di euro dalla DFG, la Deutsche Forschungsgemeinschaft, e dalla Provincia Autonoma nell’ambito di un programma di cooperazione scientifica internazionale.
A prima vista estremamente settoriale e specialistico, il progetto di ricerca avviato da Vietti e dalla collega di Monaco ha un obiettivo di documentazione di un dialetto tedesco, quello parlato in Alto Adige, tuttora esclusivamente oggetto delle tradizionali descrizioni dialettologiche. Non esiste infatti, a tutt’oggi, una descrizione dei suoni del tirolese che sia basata su metodi e strumenti della fonetica acustica. “Oltre al tirolese, analizzeremo anche il sardo campidanese, parlato nella parte meridionale della Sardegna”, spiega Vietti, che oltre ad insegnare Linguistica a Bressanone dirige Alps, il laboratorio di Fonetica sperimentale di unibz, “entrambe le lingue sono molto interessanti dal punto di vista fonologico perché presentano sistemi di vocali e di dittonghi (coppie di vocali, ndr.) rari tra le lingue del mondo. Questo per un linguista è molto stimolante perché, in generale, il loro studio consente di capire come funziona e come si evolve nel tempo il sistema vocalico di una data lingua”.
Il progetto consiste nella documentazione sistematica del sistema fonologico delle due lingue: un’approfondita analisi acustica che verrà effettuata su un campione di 40 parlanti adulti (di età e generi diversi). Si tratta di un insieme molto ampio se si considera che, normalmente, le ricerche si limitano a una decina di individui. Una volta creata la base di dati acustici – detta corpus – ciò renderà possibile, da un lato, una migliore descrizione del funzionamento dei due sistemi linguistici e, dall’altro, l’individuazione e lo studio dei cambiamenti in corso. Tale corpus potrà inoltre essere sfruttato per lo sviluppo di strumenti tecnologici di riconoscimento del parlato (cosiddetti di “speech recognition”, ndr.) per la segmentazione e trascrizione automatica delle frasi pronunciate dai parlanti: una possibilità che attualmente per il tirolese e il sardo è assente.
La ricerca, in partenza a inizio 2023, durerà tre anni e vi prenderanno parte quattro ricercatori e ricercatrici tra le unità di ricerca di Bolzano e di Monaco.
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