“Università ed educazione. Centrali per affrontare le sfide demografiche”
Von Arturo Zilli

Prof. Billari, quali saranno gli argomenti centrali nel Suo intervento?
Parlerò dell’utilizzo della demografia e dell’approccio demografico come metodo per prendere le decisioni sul futuro di una società. Affronterò temi come la denatalità, la bassa natalità e l’invecchiamento della popolazione. Accennerò anche a come il capitale umano si costruisca nel corso delle generazioni e come esso sia fondamentale affinché un Paese sia in grado di affrontare le sfide del presente e del futuro. Inoltre, tratterò dell'immigrazione come strumento decisivo in una situazione di popolazione che invecchia, supportando le mie analisi con dati e grafici. L'approccio demografico può aiutare a connettere l’oggi al domani fornendo una prospettiva a lungo termine sui cambiamenti della popolazione.
Viviamo un tempo che sembra essere scandito dalla velocità della fibra ottica più che da quello delle lancette di un vecchio orologio. Così facendo però rischiamo di ignorare il quadro generale, non capendo il presente e perdendo ogni possibilità di influenzare il futuro. Nel suo libro "Domani è oggi”, Lei invita i lettori ad affrontare il ragionamento sui problemi che affliggono la società italiana utilizzando i passi lunghi della demografia. Quando abbiamo perso, come collettività, la capacità di mettere gli eventi in prospettiva storica?
Ammetto che forse non l’abbiamo mai avuta, anche se ci sono stati momenti e periodi di notevoli slanci verso il futuro, per esempio con la riforma della scuola, il cambiamento delle politiche familiari e il lancio di grandi progetti infrastrutturali. Tuttavia, la situazione demografica di oggi non è mai stata sperimentata in precedenza: assistiamo sia a un invecchiamento che a un calo delle nascite, con un cambiamento della composizione della popolazione e lo spopolamento di alcune aree geografiche. Questo fenomeno non è paragonabile ai momenti di grandi cambiamento demografici del passato, che avvennero in conseguenza di pandemie come la peste o di conflitti rovinosi.
Sempre nelle pagine del Suo libro, Lei fa spesso riferimento alla metafora della nave. L’Italia, in che acque naviga?
Il nostro Paese naviga in acque complesse. Nei prossimi anni, la popolazione rimarrà vecchia e le nascite continueranno a calare. Le zone che cresceranno cambieranno composizione anche a causa delle spinte migratorie. Se il mare è agitato, bisogna irrobustire la chiglia della nave e lo si può fare creando una generazione di giovani ben formati, padroni delle tecnologie, dotati di conoscenze scientifiche forti, in grado anche di tenere il passo con una formazione che andrà sempre aggiornata nel corso della vita. Da queste considerazioni ne deriva che un Paese, per prosperare, deve mettere al centro l’università. L’Alto Adige lo ha fatto: ha deciso di crearne una per garantire prosperità al suo territorio e alla sua popolazione. Se viene a mancare l’università, fucina di sapere superiore, si crea un potenziale declino non solo demografico ma anche del capitale umano ed economico, una situazione molto pericolosa. Faccio l’esempio della Corea del Sud che, alle prese con una denatalità drammatica, riesce a far fronte alla sfide grazie al suo capitale umano, con oltre il 70% della popolazione che è laureato.
Quali sono gli ambiti di intervento più urgenti per non andare incontro al declino?
A mio avviso, tre sono gli ambiti di cambiamento strutturale più urgenti: la riforma della scuola, in primis. Non possiamo più permetterci una scuola “dei pochi e dei migliori” ma dobbiamo puntare ad averne una inclusiva e di qualità per tutti perché è necessario che si facciano maturare giovani preparati ad affrontare le sfide del futuro. Secondariamente è necessario investire sulla creazione di opportunità abitative per i giovani. Infine bisogna avviare politiche efficaci di integrazione e di gestione dell’immigrazione. L’inverno demografico non significa che l’Italia sia spacciata. Io rimango positivo. È importante però non mettere la testa sotto la sabbia ma fare interventi per invertire la rotta.