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Free University of Bozen-Bolzano

Il potere nascosto delle parole

Il seminario “Discourse Analysis in the Digital Age: From Corpus Methods to Academic Communication” è organizzato da Maria Cristina Gatti. Il 16 dicembre nel campus di Bressanone.
Foto: Camilo Jimenez (unsplash)
Foto: Camilo Jimenez (unsplash)

Perché alcune parole ritornano ossessivamente nei titoli dei giornali? Come mai certi modi di raccontare la migrazione, la memoria o l’identità nazionale prendono piede più di altri? E in che modo i social media contribuiscono a rafforzare o mettere in discussione queste narrazioni? Sono alcune delle domande al centro del seminario “Discourse Analysis in the Digital Age: From Corpus Methods to Academic Communication”, organizzato dalla prof.ssa Maria Cristina Gatti e ospitato il 16 dicembre nel campus di Bressanone. A guidare i lavori saranno due studiose di fama internazionale, la prof.ssa Maria Kuteeva (Stockholm University) e la prof.ssa Charlotte Taylor (University of Sussex, UK), che offriranno uno sguardo privilegiato sulle forze, spesso invisibili, che orientano le conversazioni online e le narrazioni mediatiche contemporanee.

Il seminario mostra come oggi sia possibile analizzare enormi quantità di testi – dagli articoli di giornale ai commenti online, fino ai post sui social media – grazie a metodi digitali e strumenti di linguistica dei corpora. Non si tratta semplicemente di “contare parole”, ma di osservare in che modo certe scelte linguistiche si ripetano, si rafforzino a vicenda e finiscano per orientare, quasi silenziosamente, il modo in cui pensiamo e discutiamo nella sfera pubblica. Le tecnologie digitali consentono infatti di individuare ricorrenze, tendenze e cambi di tono, di capire quali termini vengano preferiti e quali esclusi, e di mettere in luce come alcune espressioni contribuiscano a costruire immagini positive o negative di gruppi sociali, eventi storici o fenomeni complessi.

Attraverso casi di studio dedicati al linguaggio della migrazione, della memoria e dell’identità nazionale, l’incontro mostrerà come metafore, immagini e formule ricorrenti possano rafforzare stereotipi oppure contribuire a scardinarli, come il modo di parlare di confini, appartenenza, passato e futuro influenzi la percezione che le società hanno di se stesse e come certe narrazioni diventino dominanti mentre altre restano marginali o vengono silenziate. In questo senso, il seminario offre strumenti preziosi per leggere con maggiore consapevolezza i discorsi che accompagnano i grandi temi del nostro tempo, dalla gestione dei flussi migratori alle politiche della memoria.

La prof.ssa Maria Cristina Gatti. Foto: unibz
La prof.ssa Maria Cristina Gatti. Foto: unibz

La riflessione non si limita però a ciò che accade nei media e sui social. In un mondo in cui anche la ricerca accademica circola sempre di più attraverso piattaforme digitali, il seminario invita a interrogarsi su come la conoscenza venga creata, condivisa e contestata online. Cosa significa fare ricerca in un contesto in cui la comunicazione è globale, multilingue e quasi istantanea, in cui gli articoli scientifici convivono con blog, thread su X/Twitter e contenuti divulgativi, e in cui i confini tra specialisti e pubblico si fanno più fluidi? Quali opportunità si aprono e quali rischi emergono quando i risultati scientifici entrano nel flusso continuo di informazioni e opinioni che abita le nostre timeline?

Pur affrontando temi di ricerca avanzata, questo appuntamento è pensato per essere accessibile anche a chi non è specialista. Può interessare chi studia o lavora nella comunicazione, nei media e nell’educazione, chi si occupa di politiche sociali, cultura, storia, scienze umane e sociali, ma anche chi, più semplicemente, desidera capire meglio come funzionano le narrazioni digitali che incontra ogni giorno. In un’epoca di comunicazione accelerata e di dibattiti polarizzati, il linguaggio non è mai neutrale: può semplificare o distorcere, chiarire o confondere, unire o dividere. Il seminario di Bressanone offre l’occasione di scoprire, con l’aiuto di studiose di primo piano, quali forze nascoste agiscono nelle parole che leggiamo e usiamo quotidianamente e in che modo gli strumenti digitali possano aiutarci a vederle con maggiore chiarezza. È, in definitiva, un invito a guardare con occhi nuovi non solo i testi che scorrono sui nostri schermi, ma anche il modo in cui, attraverso il linguaggio, si costruisce la società in cui viviamo.

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